[MAN] Un altro software è possibile
Marco Trotta
marco.trotta@inwind.it
Sat, 28 Dec 2002 15:33:42 +0100
[Ho conosciuto Marcelo al Media Center dell'ESF, quando l'ha intervistato
Arturo. Davvero un gran personaggio ! Questo articolo è assolutamente da
leggere. buone feste e buon anno nuovo a tutt*. Un altro anno nuovo è
possibile? :-) MT.]
il manifesto - 28 Dicembre 2002 CULTURA pagina 12
Un altro software è possibile
I progetti per le nuove tecnologie nel Brasile di Lula raccontati dal suo
coordinatore Marcelo d'Elia Branco
ARTURO DI CORINTO
Nel Forum sociale mondiale di Porto Alegre dello scorso anno il media
center lasciava libertà di scelta tra il software sottoposto al diritto
d'autore e quello open source. Così capitava di vedere mediattivisti che
caricavano Linux sedere a ccanto ai giornalisti dei media «ufficiali» che
scivevano e trasmettevano i loro articoli utilizzando il logo della
Microsoft. Che lo stato del Rio Grande do Sul sia sempre stato sensibile
alla critica del copyright non è una novità. Ma è dei progetti per il
futuro che abbiamo parlato con Marcelo D'Elia Branco, il coordinatore del
Dipartimento di Informatica dell'Università Statale del Rio Grande do Sul
nonché responsabile del «Progetto software libero» dello stesso stato
(www.softwarelivre.rs.gov.br). Il progetto dopo che il governo della
regione assume una posizione ufficiale di appoggio all'introduzione del
software libero in tutti i settori dello stato. E' allora che il governo
regionale smette di comprare licenze di software proprietario e avvia una
riforma del sistema edicativo, della giustizia e della salute basato
sull'informatizzazione massiva di questi settori con software libero come
elemento di una politica di incentivazione e di sostegno alle piccole
imprese e con l'obiettivo dichiarato di smarcarsi dall'abbraccio
asfissiante dei monopoli del software.
Marcelo ci racconta che la banca pubblica (il Banco do Sul) del
governatorato tiene aperta una linea di finanziamento per le imprese che
vogliono migrare le proprie piattaforme informatiche verso il software
libero e che la fondazione Fapers ne ha aperta un'altra per la ricerca
accademica nel campo del software libero. Un primo risultato di questa
politica è che i bancomat dei tre milioni di correntisti del Banco do Sul
si ritrovano l'icona del pinguino Tux (la mascotte di Linux) su ogni
schermata della macchinetta che distribuisce i soldi. Parallelamente il
governo attraverso una sua controllata fa sviluppare un software che
sostituisce il software Microsoft exchange con Evolution come client di
posta nei suoi uffici.
Ma l'iniziativa più interessante, racconta Marcelo, è che l'università
Uergs quest'anno ha messo a disposizione di tremila studenti ben 750 Pc, 47
server, e decine di programmi informatici al 100% «free software». Il
sistema di gestione di questa rete di computer viene da un'altra università
(Univates, partner del progetto) e loro hanno potuto adattarlo perchè
libero e non proprietario. Così non solo nei corsi di ingegneria
informatica i linguaggi di sviluppo girano su GNU/Linux ma pure tutta
l'amministrazione universitaria e l'insegnamento a distanza funziona con
software con licenza GPL (www.fsf.org) e tutto il web-system usa Zope
(www.zope.org).
La scuola brasiliana, aggiunge inoltre Marcelo, è al centro di questo
ambizioso progetto. Duemilacento scuole pubbliche, primarie e secondarie,
stanno infatti sperimentando un ambiente di comunicazione basato su
software libero e prodotto da un'azienda governativa: «Era l'unico modo per
ridurre del 70% le spese di un progetto che col software proprietario
sarebbe costato 1 milione e duecentomila dollari» dice Marcelo. Obiettivo
correlato è poi quello di innescare un circuito economico virtuoso con le
imprese del territorio che sono le sole abilitate a installare i programmi
e seguirne la manutenzione.
Ma la questione non è solo economica. Il principio alla base di questi
progetti è che l'educazione informatica non può che essere pluralista e che
insieme al software proprietario dentro una scuola ci deve essere pure il
software libero. Anche perchè, sottolinea Marcelo, «una scuola pubblica che
usa solo Microsoft sta facendo marketing per Microsoft e non può aver
diritto a soldi pubblici per creare futuri consumatori di Microsoft».
L'idea di portare il software libero nella scuola pubblica non è nuova in
America Latina. In Messico il progetto della «Rede Escolar Libre» di Arturo
Spinoza Aldama di mettere in rete migliaia di scuole col software libero
abortì dopo una donazione di Microsoft e la visita di Ballmer (numero due
di Microsoft) al presidente messicano. Qualcosa di simile è accaduto col
governo del Perù come denunciato dal deputato Villanueva, protagonista di
un duro scontro con Microsoft per il suo progetto di introdurre software
libero nell'amministrazione dello stato e meglio garantire la trasparenza
del rapporto governo/cittadini e l'universalità dell'accesso alle fonti
informative.
È in questo scenario che si inserisce il programma di Lula per le nuove
tecnologie, specialmente quando sostiene il pluralismo tecnologico e lo
sviluppo delle imprese informatiche locali per prevenire il divario
digitale, producendo software e hardware e non solo contenuti come si
ipotizza in Europa. Un programma che va decisamente controcorrente con la
tendenza dominante e che è guardato con timore dalle grandi corporation.