Wi-Fi in Amazzonia: anche l'Onu ci crede
Marco Trotta
marco.trotta at inwind.it
Tue Jul 8 00:32:38 CEST 2003
Fonte:
http://www.corriere.it:80/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=LUC
Wi-Fi in Amazzonia: anche l'Onu ci crede
Kofi Annan: «L'Internet senza fili fa saltare generazioni di tecnologie ai
Paesi più poveri». E Intel ci investe
Forse Cristo si è fermato a Eboli. Ma il nuovo «Dio» della globalizzazione
arriva dappertutto, nelle capanne della più profonda foresta amazzonica e
nei villaggi sperduti dell'India. La nuova divinità - che sa tutto, è
ovunque ed è raggiungibile «senza fili» - è la combinazione di Google con
il Wi-Fi, secondo una felice definizione dell'editorialista del New York
Times , Thomas Friedman. Google è il motore di ricerca online più popolare
al mondo, consultato 200 milioni di volte al giorno in quasi 100 lingue
diverse. Il Wi-Fi ( wireless fidelity ) è una tecnologia che permette di
collegarsi a Internet senza fili e ad alta velocità (broadband) ,
sfruttando frequenze di onde radio finora usate solo per i telefoni
cordless casalinghi o gli apparecchi che sorvegliano a distanza il sonno
dei bebè.
Nata come moda fra i giovani metropolitani cultori dell'high-tech - che
grazie al Wi-Fi si connettono a Internet con i loro computer portatili
mentre sorseggiano un frappuccino da Starbuck o prendono il sole su una
panchina di Bryant Park a Manhattan - questa nuova tecnologia in realtà ha
le maggiori e più interessanti possibilità di sviluppo nei Paesi più poveri
e isolati del mondo, dove oggi non arrivano nemmeno le linee telefoniche
normali.
Infatti il Wi-Fi permette di saltare l'arduo e costoso passaggio della
stesura di chilometri di fili di rame o di fibre ottiche per collegare ogni
abitazione o ufficio al sistema classico delle telecomunicazioni: i segnali
di Internet possono essere captati da un centro che li trasmette - il
cosiddetto «hot-spot» (punto caldo) - a distanze variabili secondo lo
standard Wi-Fi usato, da 300 metri a 40 chilometri e oltre, se si usa un
collegamento satellitare.
L'idea è già stata realizzata con successo in alcune aree e per la prima
volta se n'è parlato in una conferenza dell'Organizzazione delle Nazioni
Unite a New York la scorsa settimana. «È proprio nei posti dove non
esistono infrastrutture che il Wi-Fi può essere particolarmente effettivo,
aiutando i Paesi a saltare generazioni di tecnologie delle
telecomunicazioni» ha sottolineato il segretario dell'Onu, Kofi Annan.
Con un padellone satellitare alimentato dall'energia solare, le tribù della
riserva ecologica Xixuaú-Xipariná nell'Amazzonia - raggiungibile solo con
quaranta ore di barca dalla città di Manaus - possono oggi usare Internet
non solo per raggiungere con la posta elettronica il resto del mondo, ma
per ottenere un'istruzione di alto livello con i corsi online, promuovere
l'ecoturismo nella foresta, vendere i prodotti del loro artigianato.
Utopia? Forse. L'iniziativa è stata promossa da due associazioni non
profit, il Solar Electric Light Fund (www.self.org) e l'Amazon Association
(www.amazonia.org, attiva anche in Italia).
È diventato invece uno dei business maggiori e più redditizi del Kossovo -
l'Internet provider IPKOnet -- quello che era partito come aiuto umanitario
nella Prishtina devastata dalla guerra nel 1999. L'americano Paul Meyer,
con un prestito di 175 mila dollari dell'International Rescue Committee e
una parabola satellitare, aveva creato Ipko, una rete di collegamenti Wi-Fi
gratuita per la popolazione locale, gli ospedali e le scuole, a pagamento
per la Nato e le varie agenzie internazionali attive in Kossovo
(www.ipko.org). Dopo un anno Ipko ha lanciato l'Institute of Technology di
Prishtina, che in collaborazione con aziende Usa come Cisco e Microsoft
offre corsi professionali nel campo dell'Information technology, integrando
lezioni online con l'insegnamento dei docenti nell'istituto. Infine è nato
come spin off IPKOnet, che collega a Internet con il Wi-Fi le principali
città del Kossovo e il resto del Paese con il telefono.
Daknet è un progetto del Media Lab Asia e della società di consulenza di
Boston Fms (www.firstmilesolutions.com), sperimentato in India: è una rete
di chioschi Internet in villaggi dispersi entro un raggio di 40-80
chilometri da uno hot-spot e collegati grazie a un punto di accesso mobile
trasportato su un autobus che si muove di villaggio in villaggio.
Il Wi-Fi è un modo per collegare a basso costo e ad alta velocità anche le
aree rurali dell'America, dove le grandi distanze sono un ostacolo alla
diffusione del broadband con le fibre ottiche. L'Istituto per la
connettività nelle Americhe (www.icamericas.net) sta promovendo progetti
Wi-Fi dal Canada al Messico fino al Cile.
Il problema, ha sottolineato Pat Gelsinger, chief technology officer di
Intel, nel suo discorso d'apertura della conferenza dell'Onu, è che spesso
sono i governi dei Paesi più poveri i veri ostacoli allo sviluppo: sono
lenti e conservatori nel cogliere le opportunità tecnologiche, vogliono
regolamentare l'utilizzo delle bande radio usate dal Wi-Fi (che invece sono
libere in Usa, India e altri Paesi), imporre pesanti e costose procedure
burocratiche agli operatori.
Forse il lobbysmo di Intel e di altri colossi high-tech americani che
vedono nel Terzo Mondo un mercato tutto da inventare ma molto promettente,
unito all'attivismo delle organizzazioni non profit e alla benedizione di
Kofi Annan, riuscirà a far fare il salto anche ai Paesi più arretrati.
Maria Teresa Cometto
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