[PLUTO-refun] Lettera sul MUSI al gazzettino da parte di S.Acquaviva
Alberto Cammozzo
mmzz at stat.unipd.it
Sun Aug 12 16:11:57 CEST 2007
Il noto sociologo ha scritto una lettera di allarme indirizzata al Sindaco, pubblicata in prima pagina sul Gazzettino:
http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3?Luogo=Padova&Codice=3472567&Data=2007-8-12&Pagina=1
http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3?Luogo=Padova&Codice=3472610&Data=2007-8-12&Pagina=15
La riporto di seguito:
Posso dare l'allarme? Credo di sì, infatti in questi giorni il Ccomune di Padova sta provvedendo, previa eliminazione di presunti scarti, al trasloco della collezione del prezioso museo didattico di storia dell'informatica presso l'ex macello di via Cornaro.Il primo elemento di allarme? Il trasloco avviene su iniziativa dell'edilizia comunale e non dell'assessorato alla cultura che ha maggiormente le carte in regola per interessarsi a un problema i cui risvolti culturali non sfuggono a nessuno. La collezione, culturalmente molto rilevante, contiene quanto resta del secondo calcolatore costruito in Italia. Il museo è un centro le cui attività sono degne di grande attenzione e rispetto. Si pensi ai convegni sull'uso didattico dell'informatica storica che (vi trova o trovava) una preziosa documentazione in vista della didattica. Attorno al museo confluiscono e si sviluppano molteplici attività sociali e culturali. Tra l'altro, nell'ambito del museo e delle sue ricadute didat
tiche sarebbe possibile la lettura della nascita di una nuova società tecnico scientifica e, in parallelo, di una nuova cultura nell'ambito della società veneta. Di qui, da queste considerazioni, alcune domande. E' ancora possibile il recupero funzionale dei calcolatori storici, o faranno invece una brutta fine anche molti dei calcolatori recuperati che hanno già rischiato di essere gettati? La continuità dell'attività del museo è garantita? E che ne sarà dell'attività di laboratorio delle associazioni che collaborano con lo stesso? Sarà possibile e consentita, in una situazione così deteriorata, la continuazione della collaborazione con l'Unesco, che fra l'altro è proprietaria del materiale del museo? E la preziosa biblioteca della Clac, che fine è destinata a fare? Esiste un progetto preciso, conosciuto, e di grande respiro per il futuro del museo, per gli spazi e gli strumenti che gli saranno dedicati? Sono molto preoccupato perché conosco un'antica tradizion
e padovana, non propriamente di difesa della cultura e di tutela dei suoi strumenti di lavoro.
Molti non amano la memoria storica della città come della regione. Tendono, nel piccolo e nel grande, a distruggere il passato. Nessuno può dimenticare che il parco didattico dell'ex macello è stato cancellato dai decespugliatori comunali lo scorso maggio. Era il frutto, quel parco, di vent'anni di lavoro. Distrutto in una mattinata.
Conclusione? I grandi delitti culturali, la distruzione di una serie di documenti importanti, di frequente non avviene perché qualcuno agisce in nome del cupio dissolvi. Spesso si tratta di differenze culturali, di quantità e qualità, dell'azione di istituzioni inadatte a determinate attività, alla mancanza di dialogo e comunicazione. Mi preoccupa e quindi la presenza simultanea di tutte queste difficoltà e i pericoli che ne conseguono per alcuni fondamentali aspetti della memoria recente e della cultura di Padova.
Che fare? Credo che dovrebbe intervenire il sindaco, insieme all'assessorato alla cultura, e dare vita ad una collaborazione con il museo, in funzione della tutela del patrimonio storico e di un programma dettagliato per il futuro di quest'area della cultura e della società padana che non deve essere nelle mani di una, per altri aspetti lodevole, progettazione edilizia
Sabino Acquaviva
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