[PLUTO-ildp] Regole di buona traduzione ... :-))
Hugh Hartmann
hhartmann a fastwebnet.it
Lun 22 Giu 2009 18:29:31 CEST
Un saluto "educativo" si propaga a tutti i partecipanti alla lista ... :-)
Memore di recenti e passate discussioni e pensando di fare cosa gradita
ai nuovi "adepti" di ILDP, riporto qui, di seguito, un testo che
considero assai importante, che, anche se datato, sono convinto, guiderà
nel percorso dell'illuminazione! ... :-)))
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Regole per la Buona Traduzione
Emanuele Aina
Introduzione
Lo scopo di questo documento è quello di delineare un insieme di linee
guida alle quali cercare di attenersi quando si traduce un documento
tecnico, un HOWTO, delle pagine di manuale o i messaggi di un
programma, in seguito all'impegno di molti volontari in anni di
traduzioni e revisioni sulle liste dei traduttori.
Ovviamente i destinatari principali di questo documento sono i novelli
traduttori che si cimentano per le prime volte con le traduzioni di
documenti tecnici, ma può anche servire per stabilire una base comune
di regole su cui i traduttori più esperti possano fare affidamento.
È da tenere ben presente che queste regole non sono una verità
rivelata, ma sono il frutto di discussioni avvenute negli anni e,
pertanto, non pretendono di essere considerate assolute. Piuttosto, la
validità di una traduzione non deve essere una condizione binaria,
bensì un continuo di sfumature che attraversano l'intero spettro di
verità.
Regole grafiche
Uno stile grafico coerente è indice di professionalità e permette
all'utente di non venire distratto da quelle che per lui possono
essere stranezze visive, ma di concentrarsi sul contenuto del
messaggio.
* Uso della spaziatura
In un testo italiano vanno usati solo spazi singoli tra una parola
e l'altra, anche dopo il punto al termine di un periodo, a
differenza dell'uso inglese che consente anche di mettere due
spazi. L'apostrofo non prevede che siano posti spazi né a
precederlo né a seguirlo, a meno che si tratti di un troncamento,
quale «va'», «po'», ecc.
* Segni di interpunzione
Tutti i segni di interpunzione (virgola, punto, punto e virgola,
punto esclamativo, ecc.) seguono direttamente la parola che li
precede, senza spazi, e vanno separati dalla parola successiva con
uno spazio. Non fanno eccezione i punti alla fine di un periodo.
es. "L'italiano, il francese e lo spagnolo sono lingue
neo-latine."
* La congiunzione "e"
La congiunzione "e" non va preceduta dalla virgola, a meno che
questa sia una virgola che chiude un inciso.
* Parentesi
Le parentesi di apertura hanno uno spazio che le precede mentre la
parola successiva è attaccata ad esse. Il contrario è normalmente
vero per le parentesi di chiusura, mentre non va messo alcuno
spazio tra queste ed eventuali segni di punteggiatura.
es. "Esempio (dell'uso) di parentesi."
In particolare, la punteggiatura del testo circostante non va
inserita all'interno delle parentesi ma va posta dopo la parentesi
di chiusura.
es. "Altro esempio (dell'uso di parentesi)."
* Maiuscole
Mentre in inglese è convenzione porre tutte le lettere iniziali
delle parole componenti un titolo in maiuscolo, in italiano ciò è
considerato errore, in quanto solo la prima parola usa l'iniziale
maiuscola.
* Nomi di programmi
I nomi dei programmi esulano dalla precedente regola sulle
maiuscole: se un nome di programma compare all'inizio della frase,
la sua prima lettera non va forzata maiuscola, ma va scritto
riportando esattamente la corretta grafia.
Se tale grafia non possiede l'iniziale maiuscola è consigliabile
tentare di modificare la frase affinché il nome non cada più
all'inizio.
es. "Mozilla", "apt", "GNOME", "giFT", "Konqueror", "GStreamer".
* Accenti
È da considerarsi errore l'uso di una vocale seguita da un
apostrofo «'» o da un apice inverso «`» per simboleggiare una
vocale accentata. Se la codifica lo consente, vanno sempre
impiegati i simboli appositi, sia per le minuscole che per le
maiuscole.
Nell'ambiente X11 usato sui sistemi UNIX, le maiuscole accentate
sono ottenibili usando il tasto BlocMaiusc insieme agli stessi
tasti usati per le minuscole.
Le vocali "a", "i" e "u" possiedono solo una possibile pronuncia e
quindi vanno sempre poste con l'accento grave ("à", "ì", "ù").
La vocale "o", invece, può essere sia aperta che chiusa ma, poiché
non esistono parole tronche che terminano per "o" chiusa,
l'accento alla fine della parola è sempre grave ("ò").
In generale, è convenzione comune anche in editoria utilizzare
esclusivamente l'accento grave sulle vocali "a", "i", "o" e "u".
Per la vocale "e" la situazione è più complicata: normalmente va
usato l'accento grave ("è") ma in alcuni casi va usato quello
acuto ("é"): "perché", "affinché", "poiché" (in generale tutti i
vocaboli che terminano in "ché"), "né", "sé".
* Virgolette
In italiano non sono da usare gli apici singoli «'». Al loro posto
vanno usate le virgolette doppie, sia alte (" ") che basse (« »).
La scelta tra i due tipi di virgolette rimane una scelta del
traduttore nella maggiornaza dei casi, anche se è auspicabile
mantenere una certa coerenza tra traduzioni appartenenti allo
stesso ambiente.
Senza dubbio le virgolette alte vanno usate quando si usa un
termine con un significato diverso da quello corrente (come si usa
dire, "tra virgolette"), mentre quelle basse (dette caporali)
vanno usate per citazioni di discorsi diretti.
Negli altri casi la scelta ricade sul traduttore, ma l'uso diffuso
prevede l'impiego di virgolette basse per nomi di file, comandi di
shell e, talvolta, per identificativi di elementi dell'interfaccia
utente (ad es. voci di menù o pulsanti nelle interfacce grafiche).
Nei casi in cui l'uso delle virgolette alte sia sconveniente, ad
esempio se un apostrofo finisse vicino a una virgoletta, è
consigliabile usare quelle basse per evitare confusione.
In ambiente X Window le virgolette basse possono essere introdotte
con le combinazioni di tasti <Alt-Gr>+z («) e <Alt-Gr>+x (»),
oppure usando i loro codici Unicode (U+00AB per « e U+00BB per »).
* Caratteri speciali
Solitamente, nelle traduzioni italiane, la codifica usata è un
superinsieme della codifica ASCII, pertanto diviene possibile
usare alcuni caratteri speciali, dove appropriato.
Per questo motivo è solitamente considerato errore simulare vocali
accentate con apostrofi «'» o apici inversi «`». Inoltre, è
caldamente raccomandabile la sostituzione delle stringhe "(c)" con
il carattere "©" (e, analogamente, "®"), oppure l'uso del simbolo
di moltiplicazione "×" dove fosse usata la lettera "x" in sua
vece.
* Uso della "h"
Fatta eccezione per i casi in cui compaiono "gh" o "ch" e per il
verbo avere, in italiano la lettera "h" compare solo a fine parola
o tra due vocali. Questo è particolarmente vero per le
esclamazioni come "ehi" (non "hei"), "ahi", "oh", "ah", "beh" (non
"bhe").
* Monosillabi accentati
I monosillabi che in italiano esistono sia in forma semplice che
in forma accentata sono pochi e ben definiti: "dà", "sé", "tè",
"lì", "là", "sì", "né".
* Troncamenti ed elisioni
Quando si ha elisione è necessario porre l'apostrofo dopo la
parola: ne sono un esempio i monosillabi «po'», «va'», «fa'» e
«di'».
Nei casi in cui si ha, invece, un troncamento l'apostrofo non va
messo: un esempio corretto di tale pratica è l'uso di «qual è»
invece dell'errato «qual'è».
* Forme eufoniche
Le forme eufoniche (ed, ad, od) vanno usate solo se la vocale che
segue è la stessa (es. "Io ed Elisabetta").
Se la vocale che segue è diversa, la presenza della "d" non è
considerata errata ma non è neppure esempio del migliore stile
(es. "Io e Alberto" invece che "Io ed Alberto").
* Data e ora
Il formato italiano numerico per la data è "GG/MM/AAAA" (es.
"25/05/2004"), ma andrebbe preferito, se possibile, il formato
esteso "ggg GG mese AAAA" (es. "mer 25 maggio 2004").
Per quanto concerne il formato orario è da usare il formato
HH.MM.SS,DD in cui il punto è usato come separatore per la parte
sessagesimale e la virgola separa la parte decimale dei secondi
(decimi, centesimi e così via).
Questi formati vanno usati quando viene richiesta la
rappresentazione localizzata della data, mentre se nel testo
originale la data compare già nel formato internazionale, va
lasciata la notazione ISO.
La forma
* Termini stranieri
I termini stranieri vanno sempre lasciati nella loro forma pura,
priva di flessione. Non debbono venire coniugati neppure al
plurale, restando sempre nella loro forma singolare: questo è per
evitare problemi con vocaboli dotati di plurale irregolare
("mouse" - "mice") o con lingue poco conosciute ("kamikaze",
"pasdaran", ecc.).
Lo stesso trattamento va riservato per le forme terminanti in
-ing, in cui va lasciato solo l'infinito del verbo.
es. "Eseguire il link" invece che "Eseguire il linking".
Per quanto riguarda il genere, il termine assume quello che
avrebbe se tradotto in italiano oppure quello che suona meglio
dandogli un significato italiano. In caso di dubbio è
consigliabile rifarsi all'uso comune (sempre che ne esista uno).
es. "Ho comprato due mouse", "Mandami i tuoi file".
* Italianizzazioni
Termini stranieri "italianizzati" ("settare", "rebootare",
"pingare") sono da evitare usando i termini corretti ("impostare",
"riavviare") o aggirandoli con parafrasi ("effettuare il ping").
* Rivolgersi all'utente
Mentre i testi inglesi usano solitamente rivolgersi direttamente
al lettore, in italiano è una cosa da evitare in ogni modo,
essendo preferibile usare forme impersonali per esprimere gli
stessi concetti. Detto ciò, è anche necessario limitare l'uso del
"si" impersonale, il quale tende a rendere le frasi pesanti e poco
scorrevoli, privilegiando l'uso dell'infinito.
Si tenga, inoltre, presente che in inglese i programmi tendono a
essere più educati dell'uso comune italiano, anteponendo molti
"please" alle azioni che l'utente deve compiere. In italiano,
invece, i programmi sono molto più freddi e si limitano a dire
all'utente cosa deve fare.
"Select another option"
"Si selezioni un'altra opzione"
"Selezionare un'altra opzione"
"Please choose [...]"
"Scegliere [...]"
* Forma impersonale
Mentre in inglese il programma si riferisce a sé stesso in prima
persona, in italiano ciò è da evitare, usando costrutti
impersonali o forme passive.
"I'm going to ask you some questions"
"Verranno poste alcune domande"
* Verbi al gerundio
Spesso nei testi da tradurre compaiono verbi posti al gerundio
(es. "Installing GNOME") che, se tradotti con un gerundio italiano
darebbero un'idea diversa dall'originale.
In questi casi è raccomandabile tradurli sostantivizzando
l'azione: "Installazione di GNOME" oppure "Installazione di GNOME
in corso" se si volesse porre maggior accento sul contemporaneo
svolgimento dell'operazione, anche se ciò appesantisce la frase.
Altre volte è meglio usare il verbo all'infinito per evitare di
dover creare nuovi sostantivi o di dover usare forme
sostantivizzate poco scorrevoli: usando frasi come "Errore
nell'installare GNOME" si riesce, inoltre, a mantenere una certa
relazione tra la forma originale e quella tradotta, riducendo la
probabilità di dover rigirare la frase.
* Esclamative e interrogative
Domande retoriche, frasi esclamative o interrogative e forme
colloquiali sono da evitare, cercando di usare al loro posto una
forma affermativa impersonale, che conferisce al programma un tono
più professionale o, perlomeno, distaccato.
* Periodi brevi
Mentre in inglese è diffuso l'uso di brevi periodi in successione
legati tra loro, in italiano è considerato un esempio di cattivo
stile. Pertanto è consigliabile cercare di fondere questi periodi
in periodi più lunghi, articolati in frasi principali e
subordinate.
* Incisi
Nei testi anglofoni è consuetudine inserire incisi introdotti da
un trattino ("-") o da due trattini ("--"): in italiano sono da
evitare, sopperendo con l'uso delle virgole o dei due punti.
* Disgiunzioni non esclusive
In inglese è frequente incontrare la forma "and/or" per indicare
la possibilità che due eventi possano o verificarsi entrambi
oppure che se ne verifichi almeno uno dei due, in quanto la
disgiunzione "or" ha un significato di mutua esclusione (EXOR).
L'italiano, invece, deriva le proprie congiunzioni e disgiunzioni
dal latino, in cui erano presenti:
et, atque
congiunzione (AND logico)
vel
disgiunzione (OR logico)
aut ... aut ...
esclusione (EXOR logico)
Pertanto in italiano la forma "e/o" è da evitare, usando al suo
posto una semplice "o", mentre per esprimere la mutua esclusione è
possibile impiegare la forma "o ... o ...".
"you can do this and that"
"è possibile fare questo e quello"
"you can do this or that"
"è possibile fare o questo o quello"
"you can do this and/or that"
"è possibile fare questo o quello"
* Traduzione letterale
Compito del traduttore è di cercare di rimanere il più possibile
fedele all'originale: questo non significa necessariamente
tradurre letteralmente, bensì cercare di rendere perfettamente
quanto esposto del documento originale. Più la traduzione è vicina
all'originale, tanto questa è migliore, ma tale vicinanza non deve
verificarsi a scapito della forma o della correttezza: a causa del
diverso modo di costruire le frasi nelle varie lingue, spesso è da
considerare migliore una traduzione che si distacca dall'originale
ma è più scorrevole o più elegante.
* Tradurre, non spiegare
Questa è una massima valida per tutte le traduzioni tecniche. Una
traduzione deve cercare di rendere esattamente ciò che è espresso
dall'originale, senza sforzarsi di renderlo più chiaro o meno
ambiguo, a meno di errori nell'originale che vanno corretti e
segnalati agli autori.
Ciò non vuol dire che le traduzioni debbano essere necessariamente
letterali (anche se questo può essere comunque considerato un
pregio): semplicemente non è compito del traduttore fare
precisazioni su un testo ambiguo.
Talvolta ciò può accadere in modo inevitabile per diversità della
lingua: ad esempio il termine "free software" in italiano diviene
"software libero". Con una tale traduzione, tuttavia, diviene
pressoché impossibile tradurre anche la precisazione che spesso
viene fatta tra gli anglofoni: "free as in speech, not as free
beer".
È per evitare casi come questi che il lavoro del traduttore non
comprende la chiarificazione di un testo poco chiaro nella sua
forma originale: in tali casi il comportamento migliore sarebbe
quello di contattare l'autore originale e far presente che il
testo contiene delle parti dubbie, sollecitandolo a chiarirle.
Traduzione di termini tecnici
* Tradurre, non spiegare
Anche per i singoli termini vale questa regola: bisogna guardarsi
dal precisare più di quanto il termine stesso dica, onde evitare
spiacevoli malintesi. Anche per questo una traduzione deve essere
succinta, onde evitare di implicare più di quanto non sia
necessario.
* Non sorprendere gli utenti esperti
Quando si trova davanti alla traduzione di un termine, un utente
esperto deve trovarla naturale e deve poter risalire subito al
termine originale.
I tecnici generalmente conoscono il termine originale, pertanto la
traduzione non deve essere fuorviante o più difficile da leggere
di quest'ultimo, altrimenti è meglio lasciare il termine
invariato.
È da evitare soprattutto l'introduzione di termini arbitrari, in
quanto questi rischiano di essere diversi da un testo all'altro,
confondendo il lettore.
* Corrispondenza 1:1
Una traduzione tecnica deve essere l'unica traduzione possibile di
un termine, in quanto il suo significato è talmente preciso e ben
delimitato che chi la legge si aspetta di trovarla sempre uguale,
come sempre uguale è il concetto che essa esprime.
Oltre ad essere l'unica traduzione possibile di un termine, la
buona traduzione traduce solo quel termine e non può essere
confusa con null'altro, in modo che il termine originale e quello
tradotto siano perfettamente equivalenti.
* Autosufficienza
Una buona traduzione non deve richiedere spiegazioni poste tra
parentesi o di giri di parole per poter essere utilizzata; deve,
anzi, fare in modo che non sia affatto necessario rigirare la
frase originale.
* Riconoscibilità
Una buona traduzione deve essere riconoscibile da un tecnico in
quanto la parola tradotta (in ordine di importanza):
1. è comunemente usata dai tecnici del settore;
2. traduce l'originale in maniera semanticamente fedele;
3. traduce l'originale in maniera letteralmente fedele;
4. assomiglia all'originale.
* Eleganza
Per essere una buona traduzione, la traduzione deve essere
elegante in italiano: molte traduzioni per altri motivi molto
valide sono pressoché inutilizzabili a causa della loro bruttezza
e goffaggine.
* Coerenza
Effettuando una traduzione bisogna sforzarsi di restare omogenei
con le traduzioni già fatte, in quanto traduzioni non coerenti tra
loro diventano facilmente fonte di confusione per l'utente.
Oltre alla lettura delle traduzioni di programmi e documenti
relativi all'oggetto della traduzione è possibile consultare guide
apposite come il glossario dei traduttori di programmi liberi o,
se si stessero traducendo elementi di una interfaccia grafica, le
linee guida di Luca Ferretti.
Ringraziamenti
Alcune regole sono state prese in prestito dalle pagine dei traduttori
di KDE redatte da Andrea Rizzi, altre provengono dal «Manuale di stile
per la traduzione» per i traduttori di SUN Microsystems, mentre la
maggior parte delle norme proviene dal glossario dei traduttori di
programmi liberi, redatto da Marco d'Itri, Francesco Potortì e molti
altri.
Copyright © 2003, 2004, 2005 Emanuele Aina.
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Emanuele Aina - Thu, 24 Feb 2005 15:58:02 +0100
Questo è tutto (per oggi, naturalmente .. :-))
Au Revoire
Hugh Hartmann
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