[PLUTO-ildp] La professione di traduttore di software
Hugh Hartmann
hhartmann a fastwebnet.it
Mar 26 Maggio 2009 13:01:16 CEST
Ciao Giuseppe,
e un saluto "chiarificatore" si estende a tutti i partecipanti alla
lista ... :-))
Giuseppe Briotti ha scritto:
> Per una volta sono in disaccordo con te Hugh...
>
>
E invece io sono .. d'accordo con te! ... ;-))
Che strana la logica umana, vero?
> Io conosco diversi operatori tipografici e titolari di tipografie che
> smoccolano perché moltii software, di produzione anglosassone,
> hanno i termini tecnici inglesi, invece che quelli italiani e loro non
> ci si raccapezzano...
>
>
E hanno ragione, tutto ciò è assolutamente comprensibile ... :-)
La diffusione mondiale e rapida dei sistemi di informazione digitale ha
portato ad assumere certi (non tutti naturalmente ... :-)) termini
anglofoni nell'uso comune, sono ormai degli ... standard ... :-) Per
esempio nelle pubblicità, nei cataloghi, nei testi informatici, nelle
riviste, nelle trasmissioni televisive, in qualsiasi ambito in cui si
tratti di informatica, anche se non gradito, prevalgono de facto i
termini anglofoni. Per esempio la parola wireless ora la trovi ovunque,
vorrei vedere se in una rivista ti scrivono dispositivo senza fili .... :-))
Le mie considerazioni non erano una difesa del sistema anglofono, ma
rappresentavano solo delle constatazioni, nient'altro ... :-)
> Ovviamente il problema nasce dal fatto che il traduttore del software,
> generalmente un informatico, non ha ritenuto necessario tradurre
> termini di cui non sapeva nulla e che non poteva (ovviamente) trovare
> in un normale vocabolario italiano-inglese...
>
>
E' possibile, ma non credo sia l'unica spiegazione, la realtà ha molte
sfacettature. Anche se non si vuole bisogna tenere in considerazione la
mentalità in cui siamo (nostro malgrado) immersi.
> Questo aspetto della incapacità di localizzare termini tecnici specifici
> ha origine "storiche"... come evidenziato nell'articolo riportato da Giulio,
> inizialmente molti software sono stati tradotti da persone che non
> avevano una specifica preparazione sull'argomento che andavano a
> tradurre...
>
> Diversi anni fa mi sono imbattuto in un simulatore di regata velica...
> ti lascio immaginare le gustose traduzioni dei termini marinari :-)
>
>
Gustose è proprio la parola adatta in questo momento, fra poco vado a
mangiare ... :-)
> Per contro oggi, un simulatore come VirtualSkipper è tradotto
> molto bene, perché nel team ci sono anche molti velisti...
>
> La povertà culturale cui io mi riferivo non è quella individuale, che
> ciascuno può combattere come vuole, ma quella generale... ormai
> pochi sanno parlare un corretto italiano ed ancora meno sono quelli
> che lo sanno scrivere...
>
Assolutamente d'accordo, non posso far altro che sottolineare tutto ciò,
se è per questo ci sono diverse povertà che stanno emergendo
drammaticamente e non parlo solo di economia .... :-)
> Resta il fatto che il proliferare indiscriminato dei termini inglesi anche
> a fronte della presenza di un termine italiano perfettamente calzante
> e comprensibile (il caso impostazioni=settaggi mi sembra esemplare
> - in un forum che amministro ho cominciato a bannare per linguaggio
> non consono gli utenti che utilizzano settaggio/settare) è legato alla
> catena "ignoranza-pigrizia-moda"...
>
>
Allora, in presenza di "termini in italiano calzanti" sono assolutamente
favorevole alla sotituzione del termine in inglese, ci mancherebbe ... :-))
Mi spiace di aver dato l'impressione di voler usare i termini anglofoni
in modo preferenziale o esclusivo, forse non mi ero spiegato bene, ...
si sa, il caldo e l'età che avanza (la metterò in frigo così non si
deteriora ulteriormente ... :-)))
Certo che bug tradotto come baco, almeno per il sottoscritto, crea molta
ilarità ..... :-)) Il baco del programma, chissà che tipo di seta potrà
produrre ... :-)))
Au Revoire
Hugh Hartmann
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