[Pluto-journal] Intervista a Tony Mobily: il testo

Marina Sturino mari a trifida.it
Gio 7 Nov 2002 19:52:19 CET


At 21.32 06/11/02 +0100, you wrote:
>Ciao a tutti
>
>Il file allegato e` frutto di un certosino taglia e incolla dai mail 
>scambiati con Tony Mobily ad una finestra di XEmacs.
>
>- *NON* e` impaginato
>- *NON* e` pronto da impaginare
>- *NON* ho trasformato le accentate in entita`
>- *NON* ho fatto il controllo ortografico
>- *NON* e` completo (vorrei farci un cappello)

Direi che sei stato piu' che esauriente :-))))

Piu' tardi me lo leggo.

Ciao!
Marina



>...pero` e` leggibile, e vorrei che gli deste un'occhiata prima che mi 
>metta a fare le rifiniture. Fatemi sapere cosa ne pensate perche' appena 
>finiamo con questa comincio l'intervista con Matt Sergeant.
>
>Ciao!
>Marco
>
>--
>Marco Marongiu                         Email: bronto a crs4.it
>CRS4 Research Center                   Phone: +39 070 2796 336
>NCS Division                           Fax:   +39 070 2796 216
>NSM Group                              WWW: http://bugs.unica.it:4444/
>
>
>
>
>
>Intervista a Tony Mobily
>
>
>
>D: Cominciamo con qualche dato su di te. Tony 'Merc' Mobily, vivi fra 
>l'Australia e l'Italia, sei technical editor di Login, articolista per il 
>Linux Journal e...? Cosa ho dimenticato?
>
>Oddio... ora mi metti in imbarazzo!
>
>In realta', piu' che vivere fra l'Italia e l'Australia, ora vivo in 
>Australia (e vengo nel Bel Paese in vacanza qualche mese ogni paio d'anni).
>
>Professionalmente parlando, sono anche Technical editor per Wrox Press - 
>per loro ho recentemente finito di scrivere un libro sulla sicurezza di 
>Apache che dovrebbe uscire i primi di Gennaio.
>
>E poi... mi sto laureando in Computer Science ed in English - performance 
>studies, e sto studiando danza - classica, contemporanea e jazz. Ma 
>questa, immagino, e' un'altra storia :-)
>D: Hai sempre vissuto in Australia oppure sei emigrato?
>
>No, sono qui da "appena" cinque anni... ho dovuto contarli, non pensavo 
>che fossero cosi' tanti...
>
>Ma devo dire che sto benissimo qui. Al momento, non mi vedrei da nessuna 
>altra parte...
>D: Quando cominci ad interessarti di informatica, su quale sistema e 
>quando arrivi a Linux?
>
>Ho iniziato a programmare sul mitico Commodore 64 a circa 9 anni. Era 
>BASIC, ovviamente, e ricordo di aver avuto enormi problemi a capire certe 
>cose! Sono diventato un vero "computeromane" a tredici anni, con un 
>Olivetti PC1 e Turbo Pascal. Quando Windows 3.0 e' uscito, io mi sono 
>rifiutato categoricamente di installarlo! A Linux ci sono arrivato a 
>diciassette anni, ma per me - strano a dirsi - non e' stato il mio primo 
>"Unix": a sedici anni andavo alla mitica PSA, una ditta che sviluppava 
>software gestionale sotto AIX (lo Unix di IBM) e Walter, il boss con cui 
>avevo fatto amicizia, mi permetteva di usare il loro sistema Unix per fare 
>pratica. Avevo persino accesso come "root"! Li', ho imparato a programmare 
>in C. Per me, installare Linux e' stato una sorta di "Guarda, posso avere 
>una cosa come Unix, ma sul mio PC e senza dover pagare una licenza a 
>SCO!". Da li', ho scoperto GNU, la GPL, e tutto il resto.
>
>La mia attrazione nei confronti di Unix era motivata dal fatto che DOS mi 
>frustrava in quanto era patetico e, soprattutto, monotask. Sapevo che un 
>PC poteva fare molto, molto di piu'.
>D: Hai sempre usato la stessa distribuzione oppure, come hanno fatti in 
>tanti, ne hai provato diverse fino a trovare una "confortevole" sulla 
>quale fermarti?
>
>Come tante altre persone, ho cominciato da Slackware. Devo dire la 
>verita': non mi piaceva. Io sono un tipo molto ordinato - forse troppo 
>ordinato - e non riuscivo a sopportare il modo in cui il file system era 
>organizzato. Non che AIX fosse esattamente il massimo dell'ordine, ma...
>
>Poi, ho scoperto RedHat 3.0.3, e mi sono innamorato della sua organizzazione.
>D: Quale distribuzione di Linux usi attualmente e perche'?
>Io uso RedHat, perche' semplicemente e' quello a cui sono abituato. Ne ho 
>provate altre, ma... e' come portare un paio di scarpe troppo piccole!
>D: Quale quella che ti e` piaciuta di meno?
>
>Non ne ho provate molte, quindi veramente non vorrei rispondere...
>
>Se dovessi proprio cambiare, devo dire che Debian mi attrae moltissimo. 
>Sono persone veramente in gamba, e fanno le cose fatte bene. Se dovessi 
>cambiare (e ci ho pensato diverse volte), cambierei a Debian.
>D: Parliamo della stampa "tecnica", un campo che conosci dall'interno. 
>Condividi l'opinione abbastanza diffusa fra gli "addetti ai lavori" che la 
>maggior parte delle riviste "tecniche" italiane siano poco piu` che carta 
>straccia e che le riviste veramente valide si possono contare sulle mani?
>
>Purtroppo, devo essere proprio sincero... si!
>
>Secondo me, e' un problema di risorse e di tempo.
>
>Risorse, perche' e' difficilissimo - specialmente in Italia, ma anche 
>all'estero - arricchirsi facendo una o piu' riviste. In questo momento, la 
>pubblicita' scarseggia a causa della crisi. Di conseguenza, spesso mancano 
>semplicemente le risorse (vedi: i soldi) per fare le cose "perfette".
>
>Ma e' anche un problema di tempo: venire fuori tutti i mesi con cento 
>pagine belle da leggere, professionalmente scritte, e soprattutto 
>tecnicamente controllate e' veramente difficile. Alcune volte (e questo e' 
>vero dappertutto) devi semplicemente "lasciare correre", o fidarti dei 
>tuoi articolisti.
>D: E` un problema culturale italiano?
>
>Oh no... assolutamente no. Basta andare a vedere alcune riviste straniere: 
>comparate a moltissime riviste italiane, fanno semplicemente ridere. E 
>parlo di riviste internazionali blasonate. Non voglio fare nomi, perche' 
>veramente non ce n'e' bisogno: basta sfogliare una bella rivista italiana, 
>ed una "famosa" rivista americana per vedere la differenza.
>
>Per andare un po' "off-topic", per me, un problema nelle riviste tecniche 
>italiane e' la lingua! Chi scrive articoli tecnici si sente in qualche 
>modo in dovere di "scrivere complicato", come se stessero scrivendo delle 
>leggi. In sostanza, secondo me e' piu' facile "aggiustare" un articolo in 
>inglese scritto un po' male, che non uno in Italiano...
>D: pensi che l'italiano medio abbia una cultura informatica troppo modesta?
>
>No, nel modo piu' assoluto. La cultura informatica di un "italiano medio" 
>(se esiste) e' la stessa di un Australiano medio, o americano medio, o 
>tedesco medio, e cosi' via.
>
>Le "capre" che pensano di sapere tutto sono dappertutto, e sembrano 
>comportarsi seguendo un preciso stile di regole - tanto che a volte pensi: 
>ma questi hanno tutti studiato un manuale apposta?
>
>Quelli che pensano che Microsoft sia l'unico mondo possibile... anche 
>quelli sono dappertutto.
>D: Chiaccherando con alcuni amici ho avuto modo di sentire un po` di 
>scontento riguardo all'ambiente che si e` formato intorno a Linux in 
>Italia. Tu come la vedi?
>Onestamente, non lo so... io ho lasciato l'Italia cinque anni fa, quando 
>Linux era questo "giocattolino" che cominciava appena a fare sul serio - 
>ma le ditte dicevano ancora "eh, e poi se qualcosa va storto chi 
>denunciamo?". Sono arrivato in Australia, e c'era esattamente la stessa 
>situazione (se non peggio!). Qui in Australia ora le cose sono cambiate, e 
>di molto. Io presumo che siano cambiate in Italia, ma...
>D: Che differenze hai osservato nella conoscenza ed uso di Linux in Italia 
>ed in Australia?
>Assolutamente nessuna. Anzi, se devo proprio dire la verita', io ho avuto 
>la sensazione che ci fossero piu hacker "veri" in Italia che non qui (e 
>parlo di "hacker" nel senso di persone che vogliono conoscere qualcosa al 
>10000%, non di cracker che usano gli exploit per sentirsi bravi).
>D: E cosa c'e' di comune?
>Tutto. Tutto il mondo e' paese!
>D: che cosa la comunita' Linux italiana potrebbe imparare da quella 
>Australiana e viceversa?
>
>Sicuramente si, ma non e' una questione di Italia-Australia. La comunita' 
>Linux di Prato puo' probabilmente imparare molto da quella di Firenze, e 
>viceversa. Quella Italiana puo' imparare da quella Tedesca e viceversa. 
>Quella Italiana puo' imparare tantissimo da quella Australiana. E viceversa.
>
>Qui a Perth c'e' il "Plug" (Perth Linux User Group), e si riuniscono una 
>volta al mese, organizzando una sorta di mini-conferenza dove qualcuno 
>spiega a tutti gli altri come fare qualcosa. E' un'idea che mi piace 
>molto, non sono sicuro che sia fatta anche in Italia!
>D: Parliamo di free software. Cosa pensi dell'idea di free software in 
>generale e della GPL?
>
>Ecco come la vedo io. Sembrera' un po' radicale, ma...
>
>Il free software non e' una "novita'", come alcune persone credono. Fino a 
>pochi anni fa (prima degli anni '80), il "free software" non era neanche 
>l'eccezione, ma la regola. Poi, qualcuno ha pensato di impacchettarlo 
>facendo finta che fosse un "prodotto", e con un misto di corruzione, 
>fortuna, intrapendenza, e marketing, ci e' riuscito.
>
>Fortunatamente, questa era sembra essere ora in forte declino (date 
>un'occhiata al valore delle azioni delle ditte che producono solo software).
>
>La GPL e' qualcosa di fondamentale, per permettere al free software di 
>co-esistere legalmente in un mondo per qualche motivo convinto che il 
>software sia un "prodotto", invece che un "servizio". E' una perla di 
>Richard Stallman, senza al quale non ci sarebbe GNU - e senza GNU, non ci 
>sarebbe Linux cosi' come lo conosciamo noi.
>
>Se nessuno si permettesse di vendere software, la GPL sarebbe superflua. 
>Purtroppo non e' cosi', e la GPL fa in modo che chi produce software 
>commerciale non possa avvantaggiarsi del software libero. La GPL e' 
>fondamentale, e proprio per questo tanto odiata da chi scrive software non 
>libero.
>D: La cultura informatica italiana sembra non essere adeguata agli 
>strumenti "chiusi", pensi che sia pronta per il Free Software o l'Open Source?.
>
>Onestamente, non sono sicuro che una cultura di qualsiasi genere possa non 
>essere adeguata a degli strumenti. Io credo che ogni cultura si adegui a 
>cio' che e' a disposizione.
>
>Se una persona e' in gamba, sara' un bravo programmatore Visual Basic o un 
>bravo programmatore C - ed anche il contrario e' vero: un incapace, rimane 
>incapace indipendentemente dagli strumenti a disposizione.
>D: Secondo te come concepiscono l'informatica le persone che senza sapere 
>cosa farsene oggi possono accedere con poche lire alla potenza di calcolo 
>di un supercomputer di qualche anno fa?
>
>Come ho scritto, le persone usano quello che gli viene dato. In questo 
>momento, qualunque sia l'interfaccia usata (Windows XP, Gnome, KDE, ecc.), 
>io non vorrei essere nei panni di un povero utente nuovo che deve imparare 
>tutto da zero. Forse Macintosh si salva un po' - ma neanche troppo.
>
>Se ci pensi un attimo, e' facile per noi - io sono cresciuto con Dos, mi 
>sono "evoluto" a Windows, ho fatto la svolta con Linux, ecc. Ma una 
>interfaccia grafica cosi' come e' concepita ora e', per gli inesperti, un 
>completo incubo. E' come una macchina con la complessita' di un elicottero.
>D: La soluzione dei problemi di qualsiasi tipo (anche sulle autovetture) 
>spegnendo completamente una macchina e riaccendendola ? una cosa giusta?
>
>Ovviamente si! :-)
>
>Scherzi a parte, e' una questione di punti di vista - se un utente e' 
>disposto a farlo, allora non c'e' problema. Fortunatamente, molti utenti 
>non sono disposti ad accettare una tale limitazione (almeno per ora), che 
>e' quindi "inaccettabile".
>
>Dipende anche dall'ambito in cui e' il computer. Per alcuni, il fatto che 
>il kernel Linux puo' funzionare poco piu' di un anno prima che un 
>contatore interno usato da moltissimi driver faccia fare un reboot secco 
>e' un dramma, e rende Linux inutilizzabile...
>D: non e' che la il peggio della cultura informatica finisce per 
>condizionare veramente la nostra vita mentre delle cose positive non si 
>vede ombra?
>Non credo - almeno, io non sarei cosi' pessimista!
>D: Open Source Initiative e Free Software Foundation: due modi diversi di 
>portare avanti un'idea che, disgraziatamente, hanno avuto la sfortuna di 
>litigare ad un dato punto (il caso della licenza Apple approvata dalla OSI 
>ma non dalla FSF). Cosa vedi di giusto e cosa di sbagliato nel modo in cui 
>le due organizzazioni portano avanti la loro idea.
>Di nuovo, e' una questione di liberta'. Io in generale sto dalla 'parte' 
>della FSF. Ma questo non significa che la OSI sia in torto, o che stanno 
>sbagliando qualcosa (o tutto). Significa che partono da principi diversi, 
>ed hanno standard diversi. E questo va bene.
>D: La Ximian sta lavorando alacremente alla realizazione di Mono, qual'? 
>la tua opinione riguardo a questo progetto? E se ci sono differenze 
>rispetto a .NET, quali sono?
>Onestamente, non conosco MONO o .NET abbastanza per esprimere giudizi 
>significativi. Ho paura, pero', di vedere Linux rincorrere 
>tecnologicamente Windows, rincorrando sempre una compatibilita' (vedi Wine).
>D: Quante software house hanno capito il significato di Free Software e lo 
>usano/producono per quello che e`?
>
>Poche, pochissime. Qui a Perth ho visto diverse situazioni. Per esempio:
>    * Si, abbiamo Linux, ma sappiamo che NT e' il futuro. Pero', al 
> momento NT non fa quello che ci serve, quindi aspettiamo che arrivi il 
> "futuro", ed intanto usiamo Linux
>    * Linux e' bello, lo usiamo, ci facciamo un sacco di soldi, e non ci 
> preoccupiamo delle licenze. E' un bel giocattolino piovuto dal cielo. Ma 
> cosa e' la GPL?
>D: quante software house usano software licenziato GPL nei loro prodotti 
>in violazione della licenza e la fanno franca?
>Secondo me tante, tantissime. Un esempio: secondo me il fatto che il primo 
>"killer ping" uscito funzionasse sia su Linux che su Windows (e su nessuna 
>altra piattaforma) sarebbe stato da investigare con molta attenzione. Con 
>il free software ci sono i sorgenti, e questo significa che rubare e' 
>veramente facilissimo - e controllare che non ci sia stato il furto e' 
>praticamente impossibile.
>D: Il problema e` arginabile?
>Non credo che minuscile software house (ma esistono ancora?) che rubino 
>software GPL siano realmente un problema. Il dramma secondo me e' che i 
>"grandi" lo fanno, a mio modesto avviso, sistematicamente. Se devo essere 
>proprio sincero, se io fossi una grande software house senza scrupoli, non 
>mi porrei neanche il problema: il codice e' li? Si. Possiamo essere 
>beccati? No. Allora che aspettiamo? Quello e' piu' un problema perche' il 
>lavoro di individui geniali viene rubato per fare milioni e milioni di 
>dollari.
>D: Alcuni linguaggi i cui compilatori sono da sempre stati pubblicati con 
>licenze libere si sono affermati per l'accoglienza avuta nelle comunita` 
>di sviluppatori (penso al Perl e al Python principalmente). Secondo te, 
>quanto del successo di Java e` dovuto alle caratteristiche del linguaggio 
>e quanto alle spinte di SUN & C.?
>
>Un po' entrambe le cose. Sun ha imitato Microsoft nella sua opera di 
>Microsoft - e sembra aver funzionato.
>
>Pero', e' certamente vero che Perl e Python, per esempio, sono largamente 
>conosciuti esclusivamente per i loro meriti, e lo stesso certo non puo' 
>essere detto di Java.
>D: Java, a tuo avviso, ha mantenuto le due promesse? Ha poco piu' di sette 
>anni, possiamo tirare le somme?
>
>Ora rispondo, ma ricorda che queste sono solamente le mie opinioni :-)
>
>Per il lato client, a me sembra di no, nel senso che le applicazioni Java 
>anno tuttora, nel 2002, problemi di performance (!). Possono dirmi quello 
>che vogliono, ma tre giorni fa la mia macchina Linux e' stata uccisa da 
>un'applicazione Java a causa delle risorse richieste... Pero', la guerra 
>sembra ancora aperta su PDA e telefonini...
>
>Sul lato server, Java e' una opzione sicuramente da considerare. Mi 
>piacciono molto le servlet, e dovendo scegliere tra Java e PHP, sceglierei 
>Java - se non altro perche' almeno il linguaggio non mi cambierebbe sotto 
>la tastiera mentre scrivo il codice...
>D: Microsoft sembra aver abbracciato la strada del bytecode, di una 
>Virtual Machine: pensi che Java sara' sostituito da C# in qualche anno?
>Onestamente? Non credo. Secondo me, Microsoft non ha bisogno di bytecode, 
>che e' un espediente per creare programmi realmente indipendenti dalla 
>CPU. A me sembra piu' una dimostrazione di "forza": un voler dimostrare di 
>"poterlo fare".
>D: "Write once, run anywhere" era lo slogan di Java qualche anno fa. Oggi 
>abbiamo una moltitudine di specifiche: J2SE, J2ME con i vari CLDC, CDC, 
>MIDP, PP, PBP... tutti "leggermente" incompatibili tra loro (una MIDlet ha 
>bisogno di uno strato di emulazione per girare su PC!!!). E' ancora valido 
>lo slogan o e' solo utopia?
>
>E' un sogno, che oggi ha perso di significato secondo me proprio grazie a 
>Linux (e, di conseguenza, Unix). Ricorda che cinque o sette anni fa il 
>predominio di Microsoft dal lato client era assolutamente fuori 
>discussione. Macintosh sembrava avvicinarsi velocemente alla fine (ed 
>infatti ci sono andati vicinissimo), OS/2 era una barzelletta tra gli 
>addetti ai lavori... Java (o piu' in generale una macchina virtuale 
>indipendente da Windows) sembrava, a quel punto, l'unica via di uscita 
>possibile.
>
>Ora, tutto e' cambiato: in molti mettono in discussione la predominanza di 
>Windows lato client grazie alla riscossa di Linux ed il desktop - insomma, 
>si vede una via di uscita.
>
>----------
><mailto:bronto a crs4.it>Marco Marongiu Last modified: Wed Nov 6 21:28:52 
>CET 2002

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