[PLUTO-ildp] La professione di traduttore di software

Giuseppe Briotti g.briotti a gmail.com
Mer 3 Giu 2009 10:21:02 CEST


Il giorno 3 giugno 2009 0.00, Paolo Palmieri <palmaway a gmx.it> ha scritto:

> > Io sostengo semplicemente che mi piacerebbe, da parte dei miei
> connazionali,
> > una maggiore solidità linguistica... la non passiva accettazione di
> qualunque
> > termine arrivi dall'inglese, specialmente quando esiste l'identico
> termine italiano
> > che indica esattamente la stessa cosa!
>
> Sono completamente d'accordo. Purtroppo però la lingua è cosa viva, e
> come tutte le cose vive non sempre fa ciò che vorremmo noi. :P
>
> Quello che detesto del francese è proprio il voler imporre l'evoluzione
> del linguaggio. Ma ci pensa la realtà a smentirli nei fatti.
>
> Paolo
>

Ed anche qui sono d'accordo:-)

Forse grazie alle tue precisazioni riesco ad esprimere esattamente il mio
pensiero... :-)

La lingua è sempre una cosa viva (penso all'errore che alcuni insegnanti di
latino fanno
nel non farti capire che i latini di Cesare e Seneca sono mooooolto
differenti), il punto
che riscontro nella situazione italiana è che l'evoluzione della lingua ha
preso una direzione
che è fortemente condizionata dall'ignoranza e dalla "pigrizia culturale"...
e questa direzione
porta spesso alla mera sostituzione di parole/lemmi italiani con
parole/lemmi di altre lingue,
senza alcuno spirito critico... ben venga "software", al bando "settaggio"

@Marco Curreli: grazie Marco, sono d'accordo con te...
-- 

Giuseppe Briotti
g.briotti a gmail.com

"Alme Sol, curru nitido diem qui
promis et celas aliusque et idem
nasceris, possis nihil urbe Roma
visere maius."
(Orazio)



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