[PLUTO-ildp] La professione di traduttore di software

Hugh Hartmann hhartmann a fastwebnet.it
Sab 6 Giu 2009 00:55:25 CEST


Ciao Paolo,
e un saluto "conciliante" si estende a tutti i partecipanti alla lista 
... :-))

Paolo Palmieri wrote:
>> so che non dovrei farlo, ma non riesco a resistere
>> 2009/5/26 Giuseppe Briotti <g.briotti a gmail.com>:
>>     
>>> Resta il fatto che il proliferare indiscriminato dei termini inglesi anche
>>> a fronte della presenza di un termine italiano perfettamente calzante
>>> e comprensibile (il caso impostazioni=settaggi mi sembra esemplare
>>> - in un forum che amministro ho cominciato a bannare per linguaggio
>>> non consono gli utenti che utilizzano settaggio/settare) è legato alla
>>> catena "ignoranza-pigrizia-moda"...
>>>       
>> bannare? O:-)
>>     
>
>   
Sostanzialmente, tutti ignoriamo molte cose e, in fondo in fondo, siamo 
tutti pigri, solo che ci sforziamo di combattere la pigrizia. Per 
esempio parliamo degli altri senza conoscerli "veramente" e spesso li 
giudichiamo secondo i nostri parametri, filtri, mentalità, magari senza 
renderci conto che agiamo in base a condizionamenti sociali, caste, ecc 
,ecc. Può essere un esempio banale o stupido, ma se una persona vestita 
bene, alla moda, esteticamente adeguata a un certo tipo di ambiente si 
mette a parlare allora molti la ascoltano, poco importa di quello che 
dice, lo può fare perchè è conforme a certi canoni, quindi "degno" di 
essere ascoltato ha la "password" visuale ... ha il suo "contenitore 
eteriore" :-)). Spesso non si da importanza al "contenuto" ma al 
"contenitore" ... :-)) Cosi, come c'è un abito esteriore fatto di stoffa 
c'è anche un abito mentale, forse ancora più "esteriore" del precedente 
... :-))

Capisco benissimo l'esigenza di condannare un certo tipo di mentalità 
sull'uso o meglio sull'abuso dei termini anglofoni, ma non si può 
generalizzare. Mi spiego, il Progetto ILDP esiste da diversi anni e 
hanno collaborato molte persone che ci hanno lasciato il loro lavoro, 
suggerimenti, esperienza nella traduzione, revisione, e quant'altro, che 
sono stati, almeno "pour moi" estremamente utili e .. preziosi ... :-). 
Nel corso di questi anni è stato sviluppato (naturalmente può essere 
aggiornato e migliorato) un glossario a cui, tutti, chi più e chi meno 
ci siamo attenuti. Ora, non si tratta di tradurre delle poesie o dei 
testi letterari, ma di tradurre e revisionare testi di Linux il cui 
contenuto è spiccatamente tecnico/informatico i cui termini, per quanto 
discutibili sono quelli adottati nella maggior parte dei libri, riviste, 
dal contenuto informatico. Era per questo che ci si è sempre riferiti al 
glossario, lasciando però anche la libertà del traduttore/revisore di 
scegliere il termine più adeguato al contesto, ma cercando di rispettare 
le linee guida dell'ILDP e quindi ecco anche la figura del Coordinatore 
acquisisce un importanza determinante.

Si sta parlando dell'ILDP e delle traduzioni dei testi relativi, ergo 
trovo assolutamente fuorviante questa discussione che pur approvando in 
generale non ha senso nel contesto del nostro lavoro, assolutamente 
limitato all'ambito tecnico/informatico. Così, pur usando impostazioni, 
(come consigliato dal glossario citato precedentemente) non mi 
scandalizzo se uno preferisce settaggi, non lo metto "al rogo" per 
questo ... :-))
Tuttalpiù potrò suggerirgli di dare un'occhiata al glossario, ma niente 
più .... :-))

Siamo tutti volontari con esperienze di vita e lavorative assai diverse 
ma in qualche modo "uniti" nel condividere lo stesso progetto. Se devo 
cominciare a farmi altri problemi anche sul anglofono o non anglofono 
allora il poco tempo che ho ha disposizione per le traduzioni e 
revisioni lo dedico a qualcos'altro di più costruttivo o più ... 
creativo ... :-)).

Come ho detto, abbiamo fatto riferimento al glossario e ai consigli dati 
in lista in tutti questi anni, tutto si può migliorare, ampliare, 
perfezionare, ma ci sono alcuni termini (e non sono molti) che non 
andrebbero tradotti, il resto, va da se, che si può tradurre.

Delle altre liste e dei problemi di ignoranza o moda o superficialità, 
non posso assolutamente occuparmi, non ne ho il tempo ... :-))

> Fra l'altro settaggio/settare sono termini italiani ormai riconosciuti:
> http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Vocabolario_online/S/VIT_III_S_115495.xml
>
>   

Per me non fa una grinza va benissimo anche se ora sono abituato a usare 
impostazioni ... in alcuni testi ho usato settare e non mi sono ... 
vergognato .... :-))
vergogna! ... vergogna!, .... vergogna!, ... vergogna! ..... :-)))

> Qual è il problema di queste parole? Soltanto perché hanno una 
> etimologia straniera dovremmo cancellarle dall'uso? E quante altre con 
> loro allora? O si applica solo a quelle di etimologia recente?
>
>   

Non c'è alcun problema!, ci creiamo i problemi solo per dimostrare a noi 
stessi che siamo in grado di risolverli! ... :-)) Ho già detto e 
ripetuto molte volte, non solo in questa lista ma anche in altre, ci 
sono termini che fanno parte del linguaggio "informatico" comunemente 
usati e questi, secondo i lavori di traduzione svolti in tutti questi 
anni, non sono mai stati tradotti, poi se qualcuno vuole tradurre in 
itaGliano qualsiasi termine, qualsiasi cosa, faccia pure, si farà un 
testo adatto a se stesso e per quelle persone che sono della "stessa 
lunghezza d'onda", de gustibus .... :-)) in questo mondo di caos c'è 
posto per .. tutti ... :-))

> Fidatevi, molto meglio l'italiano della mania francese di standardizzare 
> ogni parola (la lingua francese è oggetto di sovranità dello stato 
> francese). Il tecnico di laboratorio di un dipartimento di ingegneria 
> informatica di una università di lingua francese (per altro in Belgio), 
> nonostante parli qualche parola di inglese, semplicemente non è in grado 
> di comprendere nulla se le si spiega un problema tecnico, perché le 
> mancano i termini base (parole astruse quali "e-mail", "file", 
> "server..."). Questo nonostante diverse persone che non parlano francese 
> lavorino lì.
>
>   


Oui, monsieur Paolò!

Au Revoire
Hugh Hartmann






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