[PLUTO-ildp] Mi presento ed entro in polemica

Giulio Daprelà giulio a pluto.it
Gio 4 Giu 2009 17:16:38 CEST


2009/6/3 Giancarlo Contrafatto <giancarlo a axxess.co.za>

> Sto seguendo con interesse, da alcuni giorni, la vostra polemica sulla
> contaminazione della lingua da termini tecnici anglosassoni (spesso
> anche errati). This is one of my pet hates.
>
> Tuttavia, essendo nuovo di questo forum, è bene che inizi con un saluto
> a tutti chiarendo che sono Italiano, residente - ormai da 35 anni - in
> Sud Africa. Sposato senza prole - ma con due cani che ne fanno la vece -
> di professione biologo, ricercatore e docente universitario in pensione
> anticipata. La mia esperienza IT si accentra su HTML e PERL per avere
> creato e gestito per un decennio il mio sito che usavo per presentare
> appunti di lezioni, esercitazioni e tests in linea.


Un curriculum di tutto rispetto, direi, benvenuto, spero che ti troverai
bene, c'e' un sacco di documentazione che aspetta di essere tradotta o
aggiornata! :-)


>
>
> Detto questo, mi trovo in pieno accordo con Giuseppe Briotti e Marco
> Curreli. Inoltre, devo entrare in disaccordo con alcune cose scritte da
> Paolo Palmieri. La questione di fondo, sul bene o il male di accettare
> le contaminazioni della lingua, richiederebbe poi un lungo dibattito nel
> quale non mi voglio inoltrare ora.


Una lingua e' viva se accetta contaminazioni. Solo cosi' puo' evolvere. Non
esiste la purezza. Cosa significa poi la "purezza" di una lingua? L'italiano
e il francese sono due lingue derivate dal latino, quindi gia' per questo
possono essere considerate "impure", con buona pace dei francesi che fanno
finta di non essere mai stati una provincia dell'impero romano.


>
> CosÍ pure la considerazione sul termine "to boot" o "booting". Non
> dimentichiamoci che "boot" è un'abbreviazione del termine originale
> "bootstrapping" e, quindi, non si riferisce per nulla a "caricare". Il
> termine deriva dal fatto che in primi Personal Computers all'inizio anni
> '80 erano tra i primi marchingegni capaci di "tirarsi sù con la
> linguetta degli stivali", insomma, "tirarsi su da soli". In altre
> parole, anziché usare schede magnetiche per scoprire dove trovare input
> ed output e che cosa fare di queste due cose (come facevano i precursori
> dei PC quali Olivetti Programma 101 e i susseguenti HP), utilizzano le
> poche informazioni contenute nelle microchip EPROM per iniziare una
> sequenza di operazioni che li portano poi a funzionare appieno. Altro
> significato di "bootstrapping" naturalmente, appartiene alle tecniche di
> statistica multivariata e quindi, lo lasciamo stare per ora. Dunque,
> "booting" significa principalmente "calciare con lo scarponcino
> sportivo". Esempio comunemente usato nella parlata del Rugby: "booting
> the ball into touch" ovvero "calciare la palla in fallo laterale". Gli
> si da il significato di "avviare" solo quando nel contesto di personal
> computers e pure in tale contesto, non credo sia per nulla un crimine
> dire "avviare" e/o "avviarsi", "avviamento" eccetera.
>
>
Questa e' bellissima, non la sapevo, molto interessante il tuo racconto!
Io sono sempre per una via di mezzo, comunque, tra chi non accetta
contaminazioni e chi italianizzerebbe ogni termine inglese. Ce' una giusta
misura, alcune cose e' giusto tradurle, altre sarebbero ridicole.

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Giulio
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